In cammino verso la Consapevolezza Suprema
Preparazione del viaggio.
ʺAvrei vogliaʺ?
Libertà assoluta.
Cosa mi impedisce, ad esempio, adesso di alzarmi e andare dove avrei voglia di andare?
ʺAvrei vogliaʺ? Perché mai usiamo espressioni come questa? Ti rendi conto? O hai voglia o non hai voglia. ʺFarei... se...ʺ cosa?
Farei, se fossi libero! Ecco cosa.
Non ce ne rendiamo conto ma è assurdo. Il fatto stesso che esista il modo condizionale è assurdo. Se fossimo sani e naturali potremmo solo volere o non volere.
Se non è così cʼè un motivo: lʼeducazione. Anche se sarebbe più preciso ʺammaestramentoʺ.
Da bambini siamo costretti più che persuasi a credere che sia nostro dovere andare a scuola. Non che la scuola sia una opportunità della quale abbiamo il privilegio di poterci avvalere, macché: è tuo dovere e lo devi fare, anche se non ne hai voglia.
Peggio ancora: è normale che tu non ne abbia voglia e che tuttavia sia costretto ad andarci, senza comprenderne le ragioni.
Da bambini ci viene spiegato come sia così anche per gli adulti, quindi non facciamoci troppe illusioni per il futuro.
Bambini e adulti accomunati da questa condizione del tutto normale, se non giusta e, a conti fatti, desiderabile (un domani capirai..): vuoi qualcosa ma devi fare qualcosʼaltro.
Fammela girare nellʼaltro modo: vuoi fare una cosa, tuttavia non la fai. E ciò è addirittura fondamentale al mantenimento dellʼordine.
Già, perché viene lasciato intendere che, se ciascuno facesse quello che gli pare, sarebbe il caos.
Ma è vero?
Fermati, per cortesia. Ti chiedo: se tu fossi libero di fare ciò che vuoi, te ne andresti in giro a compiere crimini abominevoli?
Probabilmente no. Cʼè una parte dentro di te che è sofferente e che ha accumulato rabbia ma non un mostro da temere.
Praticamente dalla nascita siamo convinti che la nostra volontà debba avere dei limiti. Questa convinzione che non si possa sempre fare ciò che si vuole è diventata una certezza, cioè qualcosa che non mettiamo più in discussione.
Io sono qui per regalarti il dubbio. È molto difficile ribaltare una certezza, tuttavia si può farla regredire a convinzione.
Mantenendo la tua convinzione che non si possa essere totalmente liberi, desidero che tu trovi lo spazio per affiancare a tale opinione la seguente domanda: e se non fosse vero?
Vuoi essere felice o vuoi essere libero?
Libertà orizzontale e libertà verticale.
Sentiamo dentro di noi che la questione è reale, che il problema della libertà sussiste.
Riusciamo ad immaginare uno stato naturale, affrancato dalla dipendenza sociale, nel quale esistere spontaneamente.
A separarci da tale prospettiva è la scelta di abbandonare lʼidentificazione e lʼattaccamento ai nostri ruoli, ai nostri privilegi ed al senso di appartenenza.
Se vogliamo definire tale processo dellʼuomo in relazione agli altri ʺorizzontaleʺ, ne esiste anche uno ʺverticaleʺ che riguarda lʼuomo in relazione allʼessere.
Cosa impedirebbe ad una volontà di volere ciò che vuole, se non una volontà diversa?
Volontà biologica, volontà emotiva e volontà mentale individuano altrettante coscienze coabitanti il nostro essere vivente.
Spesso siamo identificati con la dimensione razionale e dimentichiamo di riconoscerci nelle altre stratificazioni della coscienza.
Quando tale amnesia cessa allora individuiamo noi stessi in dimensioni ulteriori, in grado di includere sè stesse e le altre.
Affinando ulteriormente lʼesperienza potremmo arrivare a percepire le stratificazioni come parti inseparabili dellʼunità.
Libero, chi? Dipende dallʼidentificazione. Ogni volontà non può determinare le proprie scelte in maniera autonoma dalle altre volontà vicine o coinquiline, pertanto, se è questo che intendiamo per libertà, la libertà è impossibile.
Ma abbiamo già implicitamente detto che la libertà si manifesta nel movimento verso dimensioni di coscienza sempre più comprensive.
Siccome tale processo di espansione e riunificazione è virtualmente infinito, ne consegue che la libertà appartiene solo alla coscienza universale.
In definitiva, lʼessere umano trova la propria collocazione nel compiersi eternamente qui ed ora del piano divino.
E perché dovresti essere necessariamente buono o felice?
La libertà di essere sé stessi.
Al piccolo uccello vengono tagliate le punte delle penne alari.
Esso non sarà in grado di compiere che voli brevi e con un certo sforzo.
Si sentirà peraltro colpevole di una inadeguatezza essenziale.
Quali possibilità gli rimangono?
Così siamo noi, a causa dellʼeducazione.
Rintraccio grossolanamente tre stadi.
Il primo. Lʼuccello non si rende affatto conto della situazione.
Il secondo. Capisce di essere stato storpiato. Prova rancore. Cerca un modo per mettere le cose a posto.
Il terzo. Ciò che è è ciò che è.
Chi rinuncia alla pace, trova la pace.